Con questo video vogliamo ricordare con affetto Giorgio Parasole, flautista talentuoso ed ex studente dell’Istituto Mascagni nella classe del M° Mauro Rossi.
Pubblichiamo di seguito una sua bellissima filastrocca, genuina espressione della sua passione per la musica e per l’insegnamento.
Dai nostri archivi digitali:
Concerto in occasione del decennale del Rotary Club Livorno “Mascagni” - Teatro Goldoni, 14 aprile 2012
A. Piazzolla, Cuatros estaciones porteñas (arr. di Nuccio D'Angelo)
Otoño Porteño Invierno Porteño Primavera Porteña Verano Porteño
Flauto 1: Giorgio Parasole Flauto 2: Eleonora Donnini Flauto in Sol: Livia Schweizer Flauto basso e Flauto in Sol: Lorenzo Del Grande. Chitarre: Claudia Argenti Dario Atzori Enrica Avelardi Irene Bontà Giacomo Brunini Serena Creatini Anna Fazzi Sara Fedi Nicola Fenzi Carmen Martinez Francesco Oltra Piergiorgio Piras Contrabbasso: Fabrizio Balest Percussioni: Matteo Lenzi Direttore Nuccio D'Angelo
M. Ravel, Introduzione e allegro
Andrea Solinas (arpa), Eleonora Donnini (flauto), Mark La Regina (clarinetto), Susanna Di Scala, Emanuele Benassi (violini), M° Angelo Bartoletti (viola e concertatore), Andrea Beninati (violoncello).
UNA NUOVA ORCHESTRA di Giorgio Parasole
La storia che vi voglio raccontare
Si svolge in un tempo assai lontano,
E parla della musica speciale
Di stranieri che si tendono la mano.
Sei popoli abitavano la terra,
Ciascuno uno strumento, uno soltanto:
Violino, pianoforte e poi chitarra,
Tamburi, flauto e voce col suo canto.
In tutti e sei i villaggi ad ogni ora
La musica spargeva le sue note
Nessuno ne era stanco, ancora e ancora
Per non avere mai le orecchie vuote.
Ma a forza di conoscere soltanto
La voce di quel solito strumento
Ognuno si sentiva un poco stanco,
Ci fu di voci vaghe un gran fermento.
"Mi ha detto un mio cugino assai informato
Che nei villaggi accanto hanno altre voci,
Strumenti che nessuno ha mai ascoltato
Suonati dalle dita più capaci!"
E allora il violinista raccontava
Che esiste uno strumento che va a fiato,
Oppure il chitarrista sosteneva
Che un altro per suonarlo va picchiato.
Le voci e il malcontento erano tali
Che giunsero ai gran capi del villaggio,
"Per porre fine a questi nuovi mali
Dovremo dare inizio a un lungo viaggio!"
E presto fu fissata una riunione
Dei sei villaggi ormai troppo curiosi,
Di dare un volto a queste altre persone,
Sentirne i suoni ignoti ed armoniosi.
E certo non mancò chi per invidia
- o solo per mancanza di coraggio -
Urlava che il diverso è solo insidia,
Che mescolarsi ad altri è un grande oltraggio.
Ma bando a queste voci di sciagura!
È solo l'odio di chi ha il cuore vecchio,
Non sente più l'odore di avventura
E parla solo con il proprio specchio.
Il luogo stabilito per l'evento
Non era che una semplice radura
Che presto si riempì di gran sgomento,
Di gioia, attesa ed anche di paura.
Dapprima lentamente e un poco a stento
E poi con grandi grida d' allegria
Ognuno prestò all'altro il suo strumento
E il gioco dei disguidi prese il via.
Si vide un tizio che iniziò di getto
A sfregare il pianoforte col suo archetto,
Un altro che con fare assai sicuro
Cantava sulla pelle del tamburo,
Un tale già paonazzo lì vicino
Soffiava sulle corde del violino,
Ma quelli di gran lunga più esitanti
Scrutavano la bocca dei cantanti.
E come accade spesso sulla terra
Se l'uomo si dimentica il suo cuore
Si scatenò l'antica, sciocca guerra
Per stabilire chi fosse il migliore.
Ognuno si riprese il suo strumento,
Suonò per sovrastare gli altri suoni,
Anch'io che vi racconto sento a stento
La voce che mi esce dai polmoni.
Ma un bimbo che in disparte era restato
Lontano dagli insulti e dai dispetti
Tirò fuori il coraggio, prese fiato
E con un grande "BASTA" zittí tutti.
"Se ciò che vi interessa dimostrare
È quanto siete bravi a fare chiasso,
È chiaro come ormai il vostro cuore
Sia cieco, muto e sordo come un sasso.
Abbiamo tutti un'unica passione
Viviamo delle solite radici,
Il nostro incontro è proprio un'occasione
Per divertirsi ed essere felici!
E allora andiamo a ritmo col tamburo,
Sogniamo sulle frasi dei violini,
Gli accordi di un bel piano di sicuro
Ci renderanno sempre più vicini.
E non sarebbe triste o anche peggio
Lasciare un coro e un flauto senza fiato,
Rubare alle chitarre il loro arpeggio
Vedere che il silenzio ha trionfato?
La musica è di tutti, questo è certo,
Ed è una grande festa farla insieme,
È come navigare in mare aperto,
Di un fiore senza spine sarà il seme!"
E fu così che nacque la magia
Di ritmo, accordi, pause e melodia.
Spalanca pure tu la tua finestra
Tra poco suonerà una nuova orchestra!